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Autunno
della politica Cadono le illusioni di Saverio Collura Sarà stato forse lo
sconfortante dato della bassa crescita del Pil del secondo trimestre dell'anno,
con il suo misero 0,2% rispetto al precedente,o l'altrettanto deludente
crescita del +0,5% rispetto ai 12 mesi precedenti che pone l'Italia al
penultimo posto rispetto all'insieme dei paesi dell'area euro, che ha spinto
il ministro Poletti a lanciarsi in modo avventato nell'indicare la forte
crescita dei contratti a tempo indeterminato, non avendo presso attenta
visione del fatto che il numero dei contratti non era assolutamente
congruente con il dato complessivo occupazionale. Bisogna capire se stiamo
vivendo più un dramma, o più una farsa: in entrambe le situazioni non ci
resta che sperare che prima o poi anche l'Italia potrà avere una classe
politica degna di un Paese europeo moderno. Da parte sua il premier Renzi non
cessa di stupirci con le sue puntuali analisi sui problemi dell'Italia,
perché poi non riesce a dar seguito con un'azione politica e di governo
conseguente, efficace ed adeguata. Nel febbraio 2014 mandò a casa in modo
brutale il governo Letta, evidenziandone (giustamente) le forti carenze
dell'esecutivo in carica, ed indicando la necessità di imprimere una diversa
velocità e caratura alla vita politica italiana, attraverso un nuovo governo,
per fare decollare il sistema paese. Dopo 18 mesi di cura Renzi non abbiamo
nemmeno recuperato i valori economici e sociali significativi (Pil pro
capite, l'occupazione ecc. ecc.) che si registravano al momento del cambio
della compagine governativa. Il Paese resta al palo, è ancora il fanalino di
coda dell'area dell'euro per la crescita della ricchezza nazionale. Al
recente convegno di Rimini di Comunione e Liberazione, il premier ha espresso
un durissimo giudizio sull'ultimo ventennio (ovviamente prima di lui) di
governo dell'Italia, durante il quale (aggiungiamo noi) abbiamo avuto la ben
nota alternanza, con circa un decennio a testa tra centro-destra, e
centro-sinistra alla guida del Governo nazionale. Che poi guarda caso è la
stessa alternanza che, d'accordo con Berlusconi, si intende perpetuare con la
legge elettorale (l'italicum) definita con il patto del Nazareno. Sulla
critica all'esperienza politica dei 20 anni trascorsi, ovviamente, non
possiamo che concordare. È stata infatti questa considerazione uno degli
elementi significativi del dibattito svoltosi prima e durante il nostro
ultimo 47º congresso nazionale del partito. Solo che noi, credo giustamente,
riteniamo che chi porta per intera la responsabilità dell’attuale profonda
crisi del Paese, non può rivendicare, attraverso gli atti di artifici di una
legge elettorale costruita su misura, la continuità nell'azione di governo:
chi è causa del male, non può rappresentare la terapia dello stesso,
oltretutto senza soluzione di continuità. L'esperienza infatti ha evidenziato
le forti carenze culturali, politiche e tecniche del bipolarismo, che noi
qualificammo come barbaro, che aveva governato, e che vuole continuare a
governare. Nel frattempo però sono stati sprecati altri 18 mesi, sono state
dilapidate significative risorse finanziarie con la riduzione dell’IMU sulla
prima casa, con gli 80 e euro di elargizione mensile; e si pensa di
continuare (con la prossima legge di stabilità) ancora con la prospettata
abolizione dell’IMU residuata, della TASI; senza prendere atto che tutto ciò
non ha determinato un significativo risultato in termini di crescita,
sviluppo, ed ammodernamento del Paese. Gli insignificanti i risultati
conseguiti in termini di aumento del Pil sono infatti essenzialmente dovuti
agli interventi esterni all'azione di governo: il quantitative easing, la
svalutazione dell'euro rispetto alle principali valute mondiali, i bassi
tassi passivi, il basso livello del prezzo del petrolio. È evidente quindi
che tutte le risorse finanziari impegnate dal governo sono state male
impiegate. Nel frattempo è opportuno ricordare che è tuttora pendente sugli
inermi cittadini la mannaia delle clausole di salvaguardia,e che per
disinnescarle è necessario recuperare nel prossimo triennio risorse
finanziarie per circa 70 miliardi di euro. E tutto ciò in un contesto di
inconsistente crescita del PIL. Questa è la situazione attuale nel nostro
Paese, nel momento in cui si prospetta all'orizzonte il possibile pericolo di
una crisi della Cina e dei paesi emergenti. I primi segnali di pericolo
incombente li abbiamo incominciato a vedere in questi ultimi giorni, con gli
effetti sulle borse dei principali paesi dell'Europa e del mondo intero. Non
sappiamo ancora quali saranno le evoluzioni della situazione di crisi che ha
appena incominciato ad evidenziarsi. Sarebbe certamente una iattura per
l'Italia se si dovesse verificare l'evento negativo paventato, perché
troverebbe l’Italia non ancora uscita dalla precedente crisi del 2009, ed
investita di nuovo dagli effetti recessivi conseguenti ad una crisi del
sud-est asiatico. Roma, 31 Agosto 2015 |
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